L-inc Centro per la Vita Indipendente Nord Milano

Un progetto di vita indipendente: la storia di Martina

Martina ha 28 anni e vive a Cormano. Si muove in carrozzina e, a causa delle barriere architettoniche presenti a partire già dalla soglia di casa, non può uscire in autonomia. Negli anni ha coltivato passioni come la lettura e il doppiaggio e adesso, con il supporto del Centro per la Vita Indipendente, sta costruendo il suo progetto di vita.

Il presupposto è che ogni persona ha il diritto di costruire la propria vita sulla base dei propri desideri, delle proprie inclinazioni e delle proprie esigenze, ricevendo tutti i supporti necessari per farlo. L’obiettivo non è rendere la persona autonoma in senso assoluto, ma creare contesti accessibili all’interno dei quali ciascuno possa esprimersi e sentirsi parte di una comunità.

L’attivazione della comunità.

Per costruire il progetto di Martina, il Centro ha attivato un lavoro di rete sul territorio, coinvolgendo attivamente realtà già esistenti e disponibili a mettersi in gioco.

Grazie ad una collaborazione con Legambiente Cormano, Martina ha potuto conoscere alcune attività di educazione ambientale rivolte alle scuole, a cui parteciperà con l’avvio del nuovo anno scolastico. Nel frattempo, ha iniziato a collaborare con il gruppo che si occupa della redistribuzione di generi alimentari a famiglie in difficoltà, prendendo nota dei pacchi distribuiti e contribuendo attivamente al lavoro dei volontari.

Un'altra opportunità è arrivata dall’Atelier Sottosopra di Laura Maralla, con il quale Martina ha avviato di recente una collaborazione. Durante il centro estivo, ha letto ogni giorno ad alta voce una storia ai bambini, introducendo i laboratori creativi ai quali avrebbero partecipato.

Un progetto che è anche relazione.

Questo percorso di attivazione della comunità rappresenta molto più di un semplice “inserimento” in alcune attività già svolte da altre persone: è l’esito di un lavoro congiunto tra persona, famiglia e servizi per far sì che il territorio e la comunità siano pronti ad adattarsi e diventino parte attiva nell’offrire spazi e creare opportunità concrete.

Nel caso di Martina, questo ha significato trovare contesti accessibili e persone disponibili, che l’hanno accolta non solo per “fare qualcosa”, ma per condividere un percorso. Un’esperienza che valorizza l’unicità di ciascuno, ma che al tempo stesso fa bene alla collettività, rendendola più coesa, consapevole ed equa.

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